È ormai lontano il tempo in cui l’auto elettrica su strada risultava essere solo un sogno, siamo infatti nel bel mezzo di una vera e propria rivoluzione che da qui a pochi anni potrà portare l’Italia a competere con le più grandi potenze europee, in visione della realizzazione di un sistema di mobilità interamente alimentata da energie rinnovabili.
Al passo con l’elettrico: Parigi per l’e-mobility
Spese di carburante ridotte praticamente di un decimo, colonnine di ricarica rapida con energia fornita per 250 km in soli 15 minuti e la possibilità di viaggiare respirando aria pulita, sono solo alcuni dei vantaggi dell’e-mobility e Parigi ne risulta essere tra i principali promotori.
Con una rete di colonnine di ricarica praticamente in tutta la città, Parigi è solo uno di tanti esempi di economie nazionali che hanno puntato sulla mobilità elettrica, in favore di una libera circolazione e priva di smog. Una realtà che non risulta essere un’utopia ma una concreta visione che la capitale francese ha iniziato ad adottare da diversi anni.
e-mobility competition
In accordo con il secondo rapporto sull’e-mobility pubblicato dal direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano Vittorio Chiesa, si evince che la mobilità elettrica risulta essere una componente fondamentale per competere con le altre potenze europee.
5 mila auto elettriche vendute nel 2017 e un mercato che ancora deve trovare la giusta quadratura, risultano evidenziare una distanza notevole con i principali top europei, nonostante ogni anno si registri un incremento pari al doppio delle vendite dell’elettrico, mostrando una chiara possibilità di slancio e di investimento.
Ad oggi i principali mercati Europei sono la Norvegia, con 69.000 auto elettriche vendute nel 2017, Germania, con 55.000, Regno Unito con 47.000 ed infine la Francia con 37.000 veicoli.
Ciò che distacca il nostro paese da queste potenze europee sono la visione futuristica e le iniziative adottate in favore dei cittadini per promuovere l’acquisto dell’auto elettrica. Nello specifico, in Norvegia è in vigore una particolare normativa fondata sul principio del “chi inquina paga” la quale prevede che il possessore di un’auto inquinante paghi sia per la propria che per chi possiede un veicolo pulito, in questo modo si va incontro a un abbattimento dei costi per lo Stato e un quasi certo passaggio all’elettrico.
Dall’altra parte, Germania, Regno Unito e Francia stanziano ingenti incentivi in favore dei cittadini, che possono arrivare fino a € 6000, giustificando il numero di auto vendute a cui si faceva riferimento in precedenza.
Un nuovo modo di vivere i trasporti
Per un mercato Italiano che vuole competere con i principali big europei servirebbe un piano nazionale ben organizzato, anche in funzione della forte propensione “all’elettrico” manifestata dall’attuale Governo.
Il gap con la top 3 europea sta proprio qui, nel numero di stazioni di ricarica. In Italia ad oggi, sono presenti solo 1.300 colonnine, distribuite per il 63% al Nord, per il 28% al Centro e per il 9% nel Sud e nelle isole, un numero troppo basso pari al 10-20% dei punti di ricarica presenti negli altri paesi.
Quale può essere dunque la strategia da adottare?
Il trasporto sostenibile come chiave di svolta
Secondo l’ultimo rapporto di Bloomberg New Energy Finance, il numero di autobus pubblici su strada potrebbe triplicare passando dagli attuali 386 mila ad oltre un milione nel 2025.
Promuovere i veicoli pubblici elettrici risulta essere infatti un punto cruciale della strategia che il nostro paese può perseguire per stare al passo con i competitor europei, e l’iniziativa da parte di Atm a Milano in favore di un’introduzione di 1200 autobus elettrici entro il 2030 ne rappresenta sicuramente un coraggioso esempio da seguire ed estendere su tutto il territorio.
Traporto pubblico sostenibile e non solo, secondo lo studio condotto dall’European Climate Foundation, è emersa l’opportunità di rafforzare il polo industriale dell’automobile in Italia, creando 19.225 posti di lavoro entro il 2030, grazie ad una produzione nazionale interna e svincolandosi dall’importazione estera di benzina e diesel.
Ci troviamo, dunque, di fronte ad un piano nazionale ben delineato che deve trovare conferma e che può rappresentare il futuro non solo dell’ambiente ma anche dell’intero sistema economico nazionale.